Miriam, una storia vera #2

La scorsa primavera tutti, ma proprio tutti, hanno parlato della decisione di Angelina Jolie di sottoporsi a operazioni molto invasive per diminuire le probabilità di sviluppare un tumore al seno e alle ovaie.
Capisco che la scelta di asportare entrambi i seni e le ovaie, simboli per eccellenza della maternità, in una donna giovane e in salute, sia difficile da accettare ma sono certa che Angelina, e come lei tutte le donne che ogni giorno scelgono di sottoporsi a questi interventi, abbiano tutto il diritto di scegliere che tipo di prevenzione fare sul proprio corpo senza aver paura del giudizio degli altri.
Perché dico questo? Perché anch’io, senza essere una diva di Hollywood con a disposizione cliniche private e chirurghi da milioni di dollari, sono a mio modo un’Angelina Jolie! Ho scoperto di essere portatrice della mutazione BRCA1, nel 2000, 8 mesi dopo aver perso mia mamma – aveva 52 anni – per un tumore al seno e alle ovaie. Ma facciamo un passo indietro: BRCA, quattro lettere dietro le quali si nasconde il destino di tante donne ma anche la promessa di una prevenzione sempre più mirata ed efficace. Ormai lo sappiamo tutte: il tumore al seno, se preso in tempo, non ti uccide; per questo la ricerca punta molto su questo aspetto. Ed è proprio grazie allo studio della storia clinica personale e familiare di pazienti colpite dal tumore al seno e/o alle ovaie che si è scoperto che questo tipo di tumori ha una componente ereditaria. Da qui la necessità di effettuare un test genetico per individuare la mutazione nei geni BRCA1 o BRCA2. Se questi geni sono mutati non svolgono bene il loro compito e quindi una donna portatrice di mutazione BRCA ha una probabilità di sviluppare un tumore molto più alta rispetto a una donna senza mutazione. Diamo un po’ di numeri: ogni donna fin dalla nascita, solo per il fatto di essere donna, ha il 14% di possibilità di sviluppare nel corso della sua vita un tumore al seno. In una portatrice di una mutazione BRCA, questa percentuale sale al 50% al momento della nascita fino ad arrivare all’80% intorno ai 35 anni di età. Grazie alla mastectomia bilaterale preventiva questa percentuale si abbassa al 5%. Ora credo che a tutte voi la scelta di Angelina Jolie appaia più sensata, vero?
Purtroppo a me quest’operazione non è stata mai proposta, preferendo invece i controlli serrati ogni 6 mesi con ecografia, risonanza magnetica e altri mezzi oggi a disposizione per la diagnosi precoce e così, all’alba dei 35 anni, il tumore, puntuale come un orologio svizzero, ha bussato alla mia porta. Dopo il primo momento di sconforto, ho preso la situazione in mano e, nonostante le piccole dimensioni del tumore che consentivano un approccio più conservativo, ho scelto un intervento più drastico: mastectomia del seno ammalato abbinata alla mastectomia preventiva del seno contro-laterale sano il tutto ovviamente con il sistema sanitario nazionale presso una delle migliori strutture che abbiamo in Italia. Com’è andata l’operazione? Ve lo racconto nel prossimo post!

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3 Comments

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    La vita ci riserva delle belle e delle brutte sorprese.
    Io all’età di 28 anni mi sono ammalata di tumore ad entrambi i seni, subendo un intervento chirurgico conservativo, poi a 40 la malattia si è ripresentata al seno destro costringendomi a subitre una mastectomia, l’anno successivo ho deciso di togliere anche il seno sinistro, come prevenzione, ho effettuato poi l’analisi genetica pe individuare la mutazione nei geni BRCA1 e BRCA2 risultando positiva quest’anno ho deciso di togliere tube ed ovaie, sdramatizzando alle mie amiche dico sempre “chiamatemi pure Jolie”, ecco questa è la brutta sorpresa che la vita mi ha riservato, la bella è che dopo la prima volta che mi sono ammalata la vita mi ha donato due bellissimi figli, due gemelli, un maschio ed una femmina, ecco la vita toglie e la vita da

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